Torna il Quantitative Easing: qual è lo scopo di Draghi?

di | 24 Agosto 2019

Un tema caldo degli ultimi anni a livello europeo è, senza alcun dubbio, il quantitative easing, un nome che è diventato diffuso su larga scala. Ma che molti, comprensibilmente, ne ignorano il significato. Letteralmente, la traduzione in italiano equivale a alleggerimento/facilitazione quantitativa.

Economicamente parlando, equivale ad una misura anticonvenzionale attuata da una Banca Centrale per favorire l’aumento della circolazione della propria moneta. Una misura, quindi, che viene disposta in fasi economiche non particolarmente favorevoli, come quella che, da quasi un decennio, sta vivendo l’economia del Vecchio Continente.

Non è casuale, di conseguenza, che Mario Draghi, il presidente ancora in carica della Banca Centrale Europea, il cui mandato scade a novembre 2019, abbia deciso, come ultimo atto del suo interregno, di ripristinarlo. D’altro canto, i segnali di rallentamento dell’economia dell’area €uro sono abbastanza evidenti, ben rispecchiati dall’ultimo dato relativo al PIL tedesco del mese di luglio 2019: -0,1%.

Un segnale preoccupante non solo per la Germania, ma per tutti i paesi membri dell’Unione Monetaria Europea: se frena la locomotiva tedesca, il vero locomotore europeo, tutta l’area corre il rischio di restare ferma. Uno scenario che il banchiere italiano vuole evitare a tutti i costi, per non ripetere l’errore, madornale, commesso dal suo predecessore Trichet, che nel 2009, in piena crisi economica e finanziaria, ridusse solo i tassi senza effettuare nessuna politica di alleggerimento quantitativo.

Per rilanciare l’economia, Mario Draghi ha optato per un ulteriore taglio dei tassi, passati da -0,40% a -0,50%, oltre a sfoderare nuovamente il cosiddetto “bazooka“: comprare 20 miliardi al mese di titoli obbligazionari dei paesi membri. Una misura, quest’ultima, già adottata all’inizio del suo mandato per una cifra ben maggiore (100 miliardi), ma via via scemata fino ad essere rimossa quasi del tutto. Oggi, invece, il governatore torna su suoi passi originari.

E, a breve, potrebbe essere imitato dal suo omologo della Banca Centrale a stelle e strisce, che potrebbe optare per uno/due tagli dei tassi nell’arco dei prossimi 8 mesi. Altro segnale che l’economia globale, pur non vivendo una fase recessiva, sta per accusare un significativo rallentamento, specie se rapportato alle previsioni di crescita degli scorsi anni.