Qual è il giusto rapporto tra rischio e rendimento degli investimenti?

di | 25 Gennaio 2022

Quando si decide di allocare i propri risparmi in ambito finanziario, un aspetto, più di altri, dev’essere tenuto in grande considerazione: il rapporto tra rischio e rendimento. Quante volte è capitato che il nostro consulente finanziario, nel momento in cui propone un nuovo investimento o ci incontra per valutare l’andamento dei titoli presenti in portafoglio, faccia riferimento a questo fondamentale aspetto del mondo della finanza?

Probabilmente molte volte. Specie negli ultimi quindici anni, ovvero da quando il mondo del cosiddetto comparto “free-risk” offre rendimenti poco interessanti o addirittura inesistenti. Se non ne avesse mai fatto menzione, iniziate a valutare un cambio di gestore: il rapporto “rischio-rendimento”, infatti, è fondamentale in ambito finanziario, un principio cardine per comprendere, in primis, quali siano le aspettative di rendimento del singolo investitore.

Il concetto di rischio è estremamente soggettivo

Trovare il giusto rapporto tra rischio e rendimento, non è certamente semplice. Tutt’altro. In particolar modo per alcuni cittadini italiani che, viziati dai rendimenti passati dei titoli di stato (estremamente generosi e a capitale garantito), in molti casi non vedono di buon occhio questa correlazione, che è diventata indispensabile in un contesto come quello dell’ultimo decennio, dominato dai tassi bassi o negativi come in quest’ultimo periodo.

Il rendimento, di per sé, è un’entità facilmente quantificabile: chiunque possegga uno strumento finanziario, infatti, percepisce chiaramente se sia stato profittevole o meno. Discorso estremamente più complesso, invece, per quanto concerne il rischio, che é una componente soggettiva e difficilmente quantificabile: un risparmiatore può definire “rischioso” un asset con una volatilità del 5%, mentre un altro potrebbe definirlo a basso rischio.

Prendendo spunto da quest’ultimo esempio, gli investimenti con una volatilità del 5% sono catalogati come grado di rischio “medio-basso”, ma la percezione dell’effettiva rischiosità resta, per quanto ovvio, molto soggettiva. Per comprendere ancor più compiutamente di cosa stiamo parlando, esistono siti specializzati come quello di Prestitimag spiegano come sia importante valutare ogni singolo dettaglio prima di investire qualsiasi somma di denaro.

Una cosa è certa: rischio e rendimento sono estremamente correlati, crescono inevitabilmente insieme. E da questo mantra imprescindibile dell’educazione finanziaria bisogna partire per capire, poi, quali siano gli investimenti più adatti alla nostra indole di investitori in ambito finanziario.

La ricerca di rendimenti superiori impone l’accettazione di un rischio più elevato

È del tutto evidente, come ben sanno un numero elevato di risparmiatori in tutto il mondo, che maggiori aspettative di rendimento, specialmente se non sono in linea con quella del mercato, implicano un’assunzione di rischio maggiore da parte dell’investitore. Un esempio, in tal senso, è il seguente e riguarda un mondo caro, almeno sino a qualche tempo fa, ad una vasta fetta di risparmiatori italiani, quello obbligazionario.

Se un titolo obbligazionario fornisce un rendimento del 4% ed i tassi di mercato sono dell’1%, è del tutto evidente che sia più rischioso. Questo concetto, per quanto ovvio, può essere traslato in qualsiasi altro asset finanziario. Anche nel mondo azionario, che resta concettualmente molto più rischioso rispetto a quello obbligazionario (se la società di cui si possiede le azioni fallisce si resta col “cerino in mano”), esistono azioni meno esposte al rischio “default” rispetto ad altre.

E di norma, queste ultime sono esposte maggiormente alla volatilità, in quanto considerate maggiormente rischiose. Il concetto di “rischio”, quindi, è di fondamentale importanza per comprendere quali siano le attitudini finanziarie di ogni singolo investitore, soprattutto in un contesto, come quello attuale, dove non si possono ottenere rendimenti senza l’accettazione di un po’ di rischio.

La ricerca di rendimenti maggiori, quindi, dev’essere inevitabilmente accompagnata dall’accettazione di un rischio più elevato. Tutto, però, senza tralasciare un altro aspetto di fondamentale importanza: l’orizzonte temporale entro il quale realizzarlo.